02 luglio 2012

prendere appunti con le mappe mentali

qualche settimana fa l'home page di nuovo e utile
è stata dedicata a una capacità che semplifica
sia lo studio sia il lavoro: saper prendere appunti

Donatella Plastino ha trovato il tema stimolante
e ha voluto raccontare come le mappe mentali
le sono utili per "non perdere il filo del discorso"

Questo tema mi interessa e mi piace moltissimo. È stato il mio più grande cruccio durante gli anni dell'università: come prendere appunti utili e di facile consultazione? Ricordo che scrivevo un sacco, troppo, spesso riportando intere frasi che poi si rivelavano poco interessanti e perdendomi dei contetti chiave. 


Per imparare a sintetizzare e a cogliere i punti salienti di un discorso ho impiegato ANNI e ancora ci lavoro (negli ultimi mi alleno spesso con le conferenze TED: ben organizzate, ma con tantissimi spunti da cogliere). Molte delle mie difficoltà però erano legate agli "attrezzi" che usavo per prendere appunti e qui c'è poco da allenarsi: qui serve capire se stessi e il proprio corpo. Sono convinta che trovare lo strumento adatto sia il primo passo per imparare a prendere appunti e mi permetto di raccontare la mia esperienza a riguardo (perdonatemi la lunghezza) 


Negli anni in cui usavo la carta le ho provate tutte: dai quaderni ai fogli sparsi, dagli A4 ai piccoli block notes, dalle righe ai quadretti, dalla penna alla matita. Con il tempo ho scoperto che il foglio bianco mi lasciava più libera di muovermi, di spezzare le frasi ogni 3-4 parole e andare a capo, strutturandolo così in una serie di colonnine simili alla pagina di un giornale, solo più storte (avevo imparato che le frasi corte davano velocità alla mia mano). La matita scorreva meglio della penna; ogni tanto dovevo interrompermi per temperarla, ma il suo sfregare sulla carta mi rilassava. Il foglio si è poi spostato in orizzontale: mi sentivo più libera di organizzare il materiale che raccoglievo e poi sentivo la necessità di "vedere tutto a colpo d'occhio". 


Usavo sigle e abbreviazioni, la mia grafia veloce era brutta e illegibile, ogni volta mi toccava tornare a casa e riscrivere tutto; quel materiale non era adatto allo studio. Ricordo di aver invidiato spesso le amiche che riuscivano a scrivere con ordine, con bella grafia, seguendo le righe del foglio: dopo davano un colpo di colore ed erano pronte per studiarci sopra. Il limite maggiore di quegli appunti era però l'impossibilità di creare collegamenti tra un pezzo e l'altro, di tornare indietro per aggiungere una parola ad un argomento trattato in precedenza. Ok, usavo gli asterischi: ma dopo un po' sembrava di avere innanzi un cielo stellato. 


La svolta c'è stata con l'uso delle mappe mentali: mi hanno aiutata a lavorare innanzitutto sulla sintesi (ascoltare, capire e riportare tutto in poche parole significative; prima scrivevo "a fiume" e non riuscivo a fermarmi, questa nuova organizzazione dello spazio mi costringeva a pormi dei limiti). Il risvolto migliore dell'uso delle mappe è stato il poter saltare da una parte all'altra del foglio per aggiungere o integrare (utilissimo durante le ripetizioni dei concetti). Il foglio bianco e la matita si prestavano meravigliosamente; si vede che il mio amore per loro doveva portarmi da qualche parte :D  


Ma le mappe mentali manuali non mi bastavanoNel corso degli anni le mie mani hanno imparato a digitare tasti sempre più velocemente (uso il pc per almeno 10 ore al giorno), mentre la scrittura a mano libera è diventata lenta e faticosa. La matita sulla carta non scivola più come prima, oggi il mio corpo ha delle nuove abitudini. Così mi sono scontrata di nuovo con l'attrezzatura da usare; il portatile, per quanto piccolo fosse, non mi piaceva, non riuscivo a tenerlo sulle gambe e non sempre avevo dove posarlo. 


L'iPad, piccolo e maneggevole, è stato la svolta. Ad oggi mi permette di sfruttare la velocità di scrittura con la tastiera (per quanto la tastiera dell'iPad non sia poi così meravigliosa), le parole sono sempre leggibili, non uso più abbreviazioni, impiego meno tempo a digitarle per intero. Inoltre, riesco a creare mappe digitali, con il grande pregio di riorganizzare i contenuti in corso d'opera: non solo posso saltare da una parte all'altra della mappa, ma posso spostare rami e parole trascinandoli (e se a volte sento ancora il bisogno di scrivere appunti fiume, mi basta cambiare applicazione). 


Adesso, una volta tornata a casa, invece di copiare in bella copia quanto scritto, posso subito rileggerlo, sistemarlo, integrarlo. Sfrutto il tempo del riordino in modo più utile. La "manualità" però non l'ho messa via del tutto. Al termine di un incontro, una conferenza, una lezione, mi piace riportare i concetti fondamentali in un'unica mappa mentale, scritta e disegnata a mano, rigorosamente a colori. È il momento della sintesi finale, quello in cui memorizzo grazie ai colori e alle immagini, riflettendo sulle parole da usare e muovendo le mani con lentezza. 


Tutto questo per dire che quando si vuole far bene qualcosa serve esercizio e studio, ma serve anche capirsi e riflettere sulle proprie necessità per trovare metodo e strumenti adatti. Continuando a imitare (e invidiare) gli altri non sarei arrivata da nessuna parte :P


grazie donatella per aver condiviso la tua esperienza :)

p.s.
alcune belle mappe di donatella qui e qui

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ogni tanto torno con piacere a leggere i post....

tanti saluti da Udine


Marco

roberta buzzacchino ha detto...

bentornato !
saluti da roma ;)

roberta

Serena Borsello ha detto...

Che programma usa per fare le mappe mentali sull´iPad?

roberta buzzacchino ha detto...

ciao serena,
per il momento sto utilizzando iMindMap