prendo spunto da un commento
fatto da
donatella al post di ieri
per fare alcune riflessioni
Ciao Roberta,
mi piacerebbe molto provare l'esperienza della mappa collettiva, cercherò di rimediare :D Fino ad ora ho realizzato solo mappe in solitudine o collaborando a distanza con altre persone; l'unica volta in cui mi sono ritrovata in gruppo è stato proprio al tuo mappe_mentali_lab.
Ho una domanda: la mappa viene realizzata man mano che i partecipanti condividono le riflessioni o queste si raccolgono tutte (o 2-3 per volta) e poi, fatto il punto della situazione, si disegna?
un saluto,
Donatellala mappa mentale collettiva
è un'esperienza molto particolare
che trovo ogni volta sorprendente
perchè quando comincio
non so mai cosa accadrà...

questa mappa l'ho realizzata in presa diretta
nel senso che dopo ogni singolo intervento
ho chiesto alla persona di dirmi le parole chiave
che potevano riassumere il concetto espresso
e su quale ramo dovevo scriverle
durante la sessione è anche capitato
che io abbia fatto la sintesi da sola
mentre gli altri parlavano sollecitati
dalle domande di myriam
in effetti una regola fissa non c'è:
fare una mappa collettiva
è come lasciarsi trasportare dal flusso...
un elemento molto importante è
l'intesa tra i due conduttori della sessione
in questo caso io e myriam, con un discreto
allenamento e dopo prove ed errori, siamo riuscite
a creare il giusto
equilibrio tra
dialogo e
sintesiimparare a fare una mappa collettiva
è stato per me molto istruttivo
perchè mi ha fatto capire concretamente
cosa vuol dire
ascolto attivoin questa mia ricerca di equilibrio
ho trovato interessante leggere
l'articolo di
marianella sclaviAscolto attivo e seconda modernità segnalato nel sito
nuovo e utilein base alla mia esperienza
penso che il metodo della mappa mentale
sia utile per cambiare abitudine di pensiero:
passare da un sistema
semplice a uno
complesso
e trasformare l'ascolto
passivo in
attivo
Le sette regole dell'arte di ascoltaredi
marianella sclavi1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2. Quel che vedi dipende dalla prospettiva in cui ti trovi. Per riuscire a vedere la tua prospettiva, devi cambiare prospettiva.
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e perché.
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa vedi, ma su come guardi. Il loro codice è relazionale e analogico.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili. I segnali più importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti perché incongruenti con le proprie certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della comunicazione. Affronta i dissensi come occasioni per esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia umoristica. Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da sè.