girare il foglio da verticale ad orizzontale, passare dalla scrittura lineare a quella radiale, usare tutti i colori, liberare la creatività e essere innovativi!
gli interventi, firmati da esperti nazionali ed internazionali, e raccolti da Fausto Caruana, illustrano le intersezioni tra mondo giuridico e diversi ambiti delle scienze cognitive: neuroscienze, psicologia cognitiva, filosofia della mente, genetica, psicopatologia
Ricercatori medici, biologi, ma anche filosofi e sociologi si confronteranno sui recenti progressi nella conoscenza della comunicazione nel sistema nervoso centrale e di come le sue reti nervose e molecolari elaborino l’informazione. Questi aspetti saranno messi a confronto con la comunicazione nella società attuale valutando, in una prospettiva completamente nuova, l’interazione cervello-società. In particolare, si discuteranno i limiti e le prospettive della Neuro-Filosofia e della Neuro-Sociologia, nuove discipline che sono gemmate dall’interazione fra Biologia e le discipline classiche.
I processi d’influenza reciproca fra cervello e società saranno, quindi, analizzati principalmente, attraverso due aspetti:
- Come può la comunicazione nel cervello essere fonte di sviluppo di particolari processi di comunicazione nella società? Parafrasando K. Popper e JC. Eccles ( L’Io e il suo Cervello, Armando Editore, Roma 1981) …. come è possibile che “il mondo dei contenuti oggettivi di pensiero”, specialmente di pensieri scientifici, poetici e delle opere d’arte sia il prodotto degli uomini? In particolare, durante il congresso, il prof. Venerino Poletti dell’ospedale di Forlì illustrerà le due “anime” che devono caratterizzare la medicina che si prende cura dell’uomo: l’arte e la scienza.
- Quali sono gli effetti che la comunicazione nella società ha sulle capacità cognitive del cervello nelle diverse fasi della vita (sviluppo, età matura, senescenza) e come la comunicazione sociale influenzi il cervello, indirizzandone le scelte in politica ed economia.
Insomma, alcuni aspetti della cultura possono essere spiegati attraverso lo studio del cervello e viceversa alcuni meccanismi che sono alla base della funzione cerebrale possono essere compresi attraverso un'analisi dei prodotti culturali.
Il viola è un colore che amo molto ma non mi ero mai soffermata a chiedermi il perché; mentre progettavo la mappa e approfondivo le conoscenze sul colore (la storia, l'uso quotidiano, le declinazioni nel marketing) mi accorgevo sempre più che per me era legato a dei ricordi precisi e mi riportava alla mente tante immagini provenienti dall'infanzia e dalla mia terra natia.
I tramonti, le viole del pensiero, il glicine, il profumo della lavanda, la passiflora... ciascuno di loro mi regala sensazioni molto intense e sono tutti legati al colore viola. Non solo: anche le mie fantasticherie da bambina, o gli scenari fiabeschi che ogni tanto amavo dipingere, raccoglievano sfumature e tinte di viola.
Fino a qualche anno fa era un colore che scaturiva poche simpatie e ad amarlo eravamo veramente in pochi. Pastoureau ha ragione: la moda lo ha reso volgare, noioso, spento o plasticoso.
Ma il viola che piace a me è la sfumatura che non ti aspetti nelle luci del tramonto, è la viola del pensiero che ondeggia alla brezza primaverile, è una malinconia lieta, è il dettaglio che sorprende, ti incuriosisce e ti affascina. Il viola è bello quando è raro e adesso che l'ho capito mi è ancora più prezioso.
congratulazioni donatella !
p.s. il premio è una licenza per il software mind manager 9
oggi e domani terrò una docenza al master publi.com della facoltà di scienze della comuncazione università sapienza di roma
questa è la copertina del quaderno che ho preparato per gli studenti contente il materiale didattico della lezione Le mappe mentali: una metodologia per apprendere e comunicare
ce la racconta simona parisi, studentessa della facoltà di scienze della comunicazione dell'università sapienza di roma, che a marzo aveva partecipato al gruppo di lavoro made in people
Cara Roberta, eccomi qui a raccontarti "storie di mind mapper" :)
Il contesto: la preparazione dell'esame di Gestione e Organizzazione della Comunicazione d'Impresa (12cfu). La mole di materiale da studiare era già di per sè un bell'ostacolo da superare: - 4 libri (per un totale di circa 1.100 pagine) - innumerevoli slide - appunti presi a lezione In più si aggiungeva la natura molto tecnica (ingegneria gestionale) della prima parte dell'esame.
L'operatività: Le lezioni duravano 3 ore (dalle 14 alle 17, 3 giorni a settimana da aprile e maggio) e per gestire i cali di attenzione provavo a rielaborare in mappe le slide che venivano proiettate. Ogni tanto coglievo lo sguardo perplesso del professore sui miei fogli, probabilmente avrà pensato che preferivo disegnare piuttosto che starlo a sentire!
(Apro una piccola parentesi - Devo dire che la rigidità del professore non mi stupisce, rimango senza parole, invece, quando i futuri "Scienziati della Comunicazione" non riescono a capire l'importanza di aprire la mente alle novità - Chiudo la parentesi)
La prima difficoltà è stata entrare nella mente "quadrata" che aveva elaborato le slide (piene di testo, grafici ed elenchi puntati), cercare di capire i concetti e liberarli dallo schema ppt classico. La sfida più ardua è stata mettere in mappe i grafici, incompresibili a prima vista, ma mentre il prof. li spiegava io cercavo di non farmi condizionare dalla forma che gli aveva dato lui e provavo a dargliene una mia.
La fase successiva è stata leggere i libri di testo. Mi sono resa conto che già nella mia mente cominciavo già ad associare delle immagini alle parole e ai concetti, ma mi sono trattenuta dal metterli su carta limitandomi e sottolineare la parti che mi sembravano più rilavanti.
Alla seconda lettura dei testi si sono aggiunte Maria e Valentina. Il pomeriggio di studio era strutturato così: una delle due leggeva ad alta voce e io armata di matita e fogli mappavo, avendo già un'idea degli argomenti è stato anche abbastanza facile gestire lo spazio dei fogli. Alla fine del capitolo rileggevamo insieme la mappa e la integravamo con gli appunti presi a lezione, la parte ludica del colorare era lasciata a fine serata.
Il risultato sono le 12 mappe che ti invio e che riassumono 470 pagine del libro, slide e appunti presi a lezione. Il resto dell'esame l'ho preparato nella maniera classica (solo leggendo e sottolineando), per scarsità di tempo.
La prova del 9 è stata l'interrogazione, durante la quale vedevo tutti i "miei rami" guidarmi verso una risposta articolata e piena di dettagli.
Aprire la mente a nuove forme di apprendimento è stata una vera conquista. Grazie mille, Roberta.
questa è la mappa mentale che è stata utilizzata da katia per progettare la presentazione e decidere la sequenza dei passaggi
come potete notare è uno schizzo dove non ci sono colori, disegni particolari, non è completa in tutti i minimi dettagli ma è comunque stata fondamentale per approcciare alla logica di prezi che, a differenza di power point, non offre una slide alla volta da utilizzare in modo sequenziale ma si presenta come un grande foglio bianco sul quale costruire un percorso logico in modo molto dinamico
se volte conoscere i particolari del processo creativo che ha portato katia a realizzare la tesi e questa presentazione leggete il capitolo 6 di I lovemarks del running italiano
:)
p.s. se la presentazione vi piace, lasciate un commento sulla pagina di prezi dove è stata pubblicata
più commenti ci sono, più cresce la possibilità di vederla segnalata sull'home page di prezi ;)
imparare, sperimentare, cambiare punto di vista, utilizzare parole, immagini e colori su una pagina orizzontale per dare spazio all'ispirazione e alla creatività
questo è quello che katia vinciguerra ha fatto scrivendo con grande passione una tesi di 195 pagine dal titolo I lovemarks del running italiano che parla di corsa, scarpe da running e di un nuovo bilanciamento tra corpo e mente
ho seguito katia come tutor e ho visto la sua scrittura passare dal lineare al radiale, e viceversa, con naturalezza perchè in questo modo riusciva a dare forma alle sue idee e saperi seguendo le fasi di un vero processo creativo
tutto ha avuto inizio con una mappa nella quale ha individuato gli argomenti e i passaggi più importanti che voleva percorrere per arrivare fino al traguardo finale
con una seconda mappa, invece, abbiamo fatto insieme un brainstoriming per individuare gli elementi del progetto grafico che poi è stato realizzato
non voglio svelare troppi particolari, vi lascio alla lettura e alla scoperta della proposta di comunicazione il diario degli allenamenti per la community "NB Mind Runners"
queste le mappe mentali che sintetizzano i 6 capitoli di cui si compone la tesi
per me è stato un vero piacere seguire katia in quella che lei stessa definisce "una maratona mentale" e il voto finale di 110 e lode è più che meritato
tutto cambia velocemente, le nuove tecnologie modificano le nostre capacità cognitive e io sempre più spesso sento la necessità di fermarmi, riflettere e fare "vuoto
siamo partiti dal cerchio zen e intorno ad esso abbiamo idealmente avvicinato pensatori di ogni tempo che hanno esplorato in diversi modi il "vuoto"
penso che ciascuno di noi abbia un modo personale per riflettere, uscire dal vorticoso succedersi di eventi e dare forma ad un pensiero personale e originale
personalmente ho trovato nelle mappe mentali un utile metodo per fare spazio e organizzare il mio pensiero perchè quando passo dalla scrittura lineare a quella radiale la prima “cosa” che incontro è il vuoto
è una pagina bianca, senza righe e quadretti, in posizione orizzontale dove i punti di riferimento per scrivere sono spariti in un "vuoto" che produce energia
per capirlo cinque neuroscienziati americani si sono imbarcati in una canoa lungo un fiume a 300 km dal primo centro abitato
hanno verificato se è proprio vero che la disintossicazione totale da apparecchi digitali serve a chiarire le idee, ragionare in modo più efficiente e a utilizzare al massimo le propri capacità cognitive
Il «New York Observer» gli ha dedicato la copertina: Scott Dadich è il salvatore della Condé Nast, il ragazzo prodigio che farà entrare le riviste del gruppo di Vogue, Vanity Fair, Glamour, New Yorker e Wired nell'era digitale (...)
Condé Nast oggi è pronto per offrire ai suoi grafici un software che permette di disegnare sulla stessa piattaforma i lay out diversi per ciascun supporto e ai giornalisti di modificare il testo una sola volta per tutte le versioni, cartacea, digitale, cellulare. (...)
I magazine, dice Dadich, sono così come li conosciamo per una sola ragione: sono fisicamente limitati dai due pezzi di carta. L'iPad e gli altri strumenti che verranno cambiano tutto. Lo strumento è un altro. Gli spazi sono diversi. Si riparte da zero. Non ha senso replicare sul nuovo mezzo il modello del formato cartaceo. «Abbiamo un pannello di vetro. Ci sono tutti questi pixel. Ci sono queste proporzioni – spiega Dadich –. Come le useremo? In che modo racconteremo le storie? (...)
Nel 1882 Nietzsche comprò una macchina da scrivere. Aveva cominciato a perdere la vista, e tenere lo sguardo concentrato su una pagina diventava doloroso e stancante: spesso soffriva di spaventosi mal di testa.
Scriveva sempre a mano e temeva di dovervi rinunciare del tutto. La macchina da scrivere lo salvò. Una volta imparato a battere potè scrivere con gli occhi chiusi ma la macchina ebbe un’effetto più impalpabile.
Un amico compositore notò il cambiamento di stile nella scrittura del filosofo: la sua prosa era ancora più scarna e telegrafica di prima. “ Forse attraverso questo strumento passerai ad un nuovo idioma” gli scrisse l’amico in una lettera, aggiungendo un’impressione personale: “Spesso i miei pensieri sulla musica e sul linguaggio dipendono dalla qualità della penna e carta che uso".
il mese scorso philippe boukobza autore del blog visual mapping ha indetto un bel concorso per mind mapper: disegnare a mano una mappa mentale avente come oggetto il proprio colore preferito, in palio una licenza per il software Mind Manager 9
non avevo mai fatto una mappa del genere e ho trovato molto stimolante riflettere su un colore e far emergere i significati che ha per me
questa è la mappa mentale con la quale ho vinto :)
le mappe degli altri vincitori
d'accordo con philippe, ho deciso di rimettere in palio la licenza e continuare il concorso perchè penso che valga la pena riflettere sulla forza simbolica dei colori
Passano i secoli, cambiano i colori. Il rosso è stato il colore dell’impero e poi del martirio, della colpa e poi della rivoluzione. Il nero ha conosciuto momenti di fortuna alterna: positivi con l’avvento della stampa, negativi con la scoperta dello spettro cromatico di Newton, che lo ha declassato a noncolore. Il blu non è quasi esistito fino al X secolo, e poi a poco a poco si è imposto come il colore preferito dall’Occidente. Michel Pastoureau, docente di Simbologia medievale e moderna alla École Pratique des Hautes Études della Sorbona ed autore di I colori del nostro tempo, ripercorre due millenni di storia dei colori tra valenze simboliche, pratiche sociali ed esiti artistici. Lo incontra lo storico dell’arte e giornalista Marco Carminati.
scrive pastoureau
(...) Parlare di colore è innanzi tutto parlare di storia delle parole e di fatti legati alla lingua, di chimica dei pigmenti e di coloranti, di tecniche di pittura e di tintura. Ma è anche e soprattutto parlare del suo posto nella vita quotidiana, dei codici e dei sistemi che lo accompagnano, dei regolamenti provenienti dalle autorità, delle morali e dei simboli stabiliti dalle religioni, delle speculazioni degli uomini di scienza, delle invenzioni degli uomini d'arte. I terreni di ricerca e di riflessione abbondano e pongono ai ricercatori di scienze umane diverse domande (...)
i colori sono quindi protagonisti della nostra vita
ci circondano, possiedono significati nascosti
che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti,
il nostro linguaggio e il nostro immaginario
partecipa quindi al concorso" Il mio colore preferito è..."
disegna una mappa mentale pensando al tuo colore
ed esprimi con parole e immagini tutte le tue associazioni
puoi vincere una licenza per il software Mind Manager 9 !
le mappe dovranno essere firmate dall'autore,
recare la data di realizzazione ed essere spedite
in formato jpg entro il 23 settembre
a questi indirizzi di posta elettronica
robertabuzzacchino chiocciola gmail punto com philippe punto boukobza chiocciola gmail punto com
gli argomenti della giornata riguarderanno cognizione-finanza e neuroeconomia e questo è l'abstract del mio intervento
Viviamo in un mondo complesso in continua trasformazione. La crisi economica, il crollo delle borse sembrano dimostrare che l’economia sia governata da forze incontrollabili e i classici algoritmi matematici spesso falliscono nell’identificare per tempo le crisi finanziarie. L’essere umano, infatti, non si muove unicamente sulla base di calcoli probabilistici sottoposto ai vincoli di una razionalità perfetta, ma è influenzato da fattori psicologici, da emozioni come paura, panico, fiducia, rimpianto, ricompensa.
In questo contesto abbiamo bisogno, come scrive Edgar Morin, “di un metodo che ci aiuti a pensare la complessità del reale, invece di dissolvere e mutilare la realtà”.
Le scienze cognitive e le neuroscienze hanno dimostrato che l’uomo non pensa per modelli lineari, anche se gli strumenti di cui dispone per concretizzare le idee seguono questa logica e le informazioni vengono strutturate in modo sequenziale.
Un primo passo verso la traduzione “biologica” delle idee è possibile con il metodo delle mappe mentali, ideato negli anni ’70 dal cognitivista inglese Tony Buzan, che permette di rappresentare graficamente il pensiero con parole e immagini seguendo una strutturale radiale in analogia a quella neuronale. La mappa mentale consente di sfruttare la capacità naturale della mente umana di associare idee e pensieri in maniera non lineare e di utilizzare al meglio le potenzialità latenti dell’emisfero destro del cervello, cioè quello che elabora le informazioni in modo globale, creativo, intuitivo ed emotivo, facendolo lavorare in sinergia con l’emisfero sinistro che invece è logico e razionale.
Durante la lezione verificheremo insieme in che modo il metodo delle mappe mentali può contribuire a studiare meglio i processi decisionali nella soluzione di compiti economici ed avvicinare l’homo oeconomicus a quello neurobiologicus.
La creatività, come la leggerezza, è inafferrabile. Ma può togliere peso alle “passioni tristi” di cui è intrisa un’epoca come la nostra.È giunto quindi il momento che “ognuno di noi diventi responsabile della creatività che porta in sé”.
per rimettere in moto il cervello e catturare scintille d'ispirazione andrò al festival della mente dal 3 al 5 settembre a sarzana
questi alcuni degli interventi che ascolterò e, ovviamente, prenderò appunti con le mappe mentali !
La bella e la bestia: l’identità tra arte e scienza di Ludovica Lumer
L’arte e le neuroscienze si uniscono oggi per raccontare come nasce il senso di identità nell’uomo, le modifiche che il sé subisce nel corso della vita di un individuo e di un popolo. L'arte, come modalità di rappresentare sensazioni ed emozioni, fornisce uno dei più preziosi documenti sul funzionamento del cervello, l'artista guarda contemporaneamente fuori e dentro di sé, come negli autoritratti di Giacometti e di Bacon. Negli ultimi anni le neuroscienze stanno contribuendo a fornirci un ulteriore livello di comprensione, in particolare la neuroestetica. Se sappiamo ascoltarle insieme, arte e scienza, possono insegnarci ad osservare i cambiamenti sociali, economici, culturali, di identità, ed i disagi che ne conseguono
L’etimologia come enciclopedia della mente di Alberto Nocentini
Capita molto di rado di riflettere sulle parole per mezzo delle quali ci esprimiamo, raccontiamo, descriviamo. Eppure sono lo specchio della nostra mente, del mondo così come la nostra mente lo concepisce e lo rappresenta. Si può affermare che le cose affiorano alla nostra coscienza e diventano realtà definite quando ricevono un nome. Scoprire il nesso, la motivazione che lega le cose ai loro nomi equivale a render chiara la nostra rappresentazione del mondo e l’etimologia è la chiave che apre i segreti più o meno riposti della nostra mentalità. Le lingue sono diverse perché prodotto di culture e mentalità differenti, un’indagine etimologica permette di raccontare, descrivere e dare quindi un’immagine definita della nostra specificità culturale.
L’anima e l’iPad di Maurizio Ferraris
L’io, il soggetto puro della volontà, spesso interpretato come un homunculus che si agita in noi, si presta a venir descritto come una tabula su cui si iscrivono impressioni, ruoli e pensieri. Agiamo per imitazione (i neuroni specchio), l’imitazione si iscrive nelle nostre menti attraverso l’educazione e la cultura e, a questo punto, diveniamo capaci di azioni morali. Immaginando un vecchio telefono, in tempi pre-telefonino, quando squillava e noi non eravamo a casa, vivevamo felici, senza obblighi. Oggi ogni “chiamata non risposta” è registrata e genera l’obbligo di rispondere, suscita la fitta di rimorso che è “quello che diciamo l’anima”. C’è da chiedersi se la grande metafora dell’anima non sia, oggi, quella potentissima tavoletta scrittoria che è l’iPad.
sono sicura che troverò spunti di riflessione utili per arricchire LanguageGarage la rubrica che curo per il magazine ADV