21 gennaio 2009

mappe mentali nella didattica della chimica organica



Ai tempi di Aristotele, tutto quanto bisognava sapere stava nella memoria di un uomo di buona cultura. Ai tempi di Leonardo, stava almeno nella memoria di Leonardo. O in quella di Pico della Mirandola. Oggi è impossibile sapere tutto, ma bisogna sapere come si fa a sapere. E imparare come si fa a imparare. La sfida, in tempi di complessità, si fa più complessa, e il luogo dove si comincia a vincerla è la scuola.

quella che avete appena letto
è una delle sette suggestioni sulla creatività
che annamaria testa ha espresso sul sito nuovo e utile

mi sembra che sia il giusto incipit
per raccontare una nuova storia di mind mapper

gianluca farinola, professore di chimica organica
presso l’università degli studi di bari,
ha partecipato al mappe_mentali_lab
e qui racconta come ha applicato il metodo
nella sua attività professionale


Ciao Roberta,

come già ti accennavo, spinto dalla curiosità di verificare l’utilità delle mappe mentali, ho voluto fare un esperimento didattico.

Ho deciso di farlo non in uno dei corsi che tengo regolarmente a studenti dei primi anni di Scienze Ambientali o di Biotecnologie, ma in una situazione di didattica ancora più avanzata: il corso di Didattica della Chimica Organica presso la Scuola di Specializzazione per gli insegnanti della scuola secondaria (SSIS).

Senza addentrarmi nell’argomento, è necessario precisare che l’insegnamento (e l’apprendimento) della Chimica Organica è reso particolarmente complicato dalla duplice natura sistematico-descrittiva e razionale-predittiva di questa disciplina, giovane ed in continua e vivace evoluzione.

Conosco bene per l’esperienza diretta che mi deriva dal contatto con centinaia di studenti questa difficoltà. Dunque ho deciso di spiegare NON LA CHIMICA ORGANICA, ma L’INSEGNAMENTO DELLA CHIMICA ORGANICA con le mappe mentali.

Quale è stata l’utilità?

Ho confrontato l’impostazione didattica classica (prevalentemente sistematica) con quella più innovativa, che io senz’altro preferisco, basata sulla razionalizzazione della fenomenologia. Per confrontare i due approcci didattici ho semplicemente costruito le mappe mentali corrispondenti, ed il risultato è stato immediatamente evidente: la mappa mentale dell’approccio sistematico-descrittivo ( che io non condivido) è risultata enormemente complicata ed intricata, mentre quella dell’approccio razionale (basata sulle proprietà e sulla reattività dei composti) è apparsa subito più semplice, compatta e logica.




Il confronto delle rappresentazioni grafiche offerte dalle due mappe mentali è stato più espressivo e incisivo di molte parole nel convincere i miei studenti (specializzandi professori di chimica organica) su quale sia l’approccio migliore.

Ho poi proseguito l’intero corso utilizzando le mappe mentali per offrire una sinossi di tutti gli argomenti del corso secondo l’organizzazione a mio parere più opportuna.



L’uso delle mappe mentali, oltre a rendere più agevole ed immediata la visione d’insieme degli argomenti, la successione nello svilupparli, ha anche consentito di rilevare in modo immediato eventuali incongruenze didattiche, qualora ve ne fossero. Inoltre, riassumendo le varie unità didattiche con le mappe mentali, il futuro docente è in grado di modulare gli argomenti da svolgere in base al tempo a sua disposizione ed all’interesse manifestato dagli studenti che ha di fronte.

Per essere più chiaro: ho fornito per ogni argomento la mappa mentale nella versione più completa; ma in caso di mancanza di tempo o di una classe poco ricettiva, il docente può eliminare alcuni argomenti tagliando alcuni rami della mappa mentale, al livello gerarchico che preferisce…in pratica “potando” questo o quel ramo. O, ancora di più, può decidere di tagliare un ramo e di “innestarlo” sulla mappa mentale di un altro argomento nell’ambito del quale può trattare meglio quell’aspetto. Ciascun ramo della mappa mentale (unità didattica) potrà poi diventare mappa mentale della singola lezione.




Le mappe mentali sono un mezzo davvero versatile non solo nella forma, ma nella sostanziale opportunità di mostrare le nostre costruzioni intellettuali(l’insegnamento della chimica organica in questo caso) da una prospettiva diversa che può diventare feconda di sviluppi inattesi

Il seme è gettato, gli studenti (futuri professori) hanno accolto con grande interesse questo approccio. Ti invio alcune mappe realizzate dagli studenti.







Guardandole comincio ad immaginare la chimica stessa insegnata con le mappe mentali... ma questa è un’altra storia.

Ciao, Gianluca.

ringrazio gianluca e i suoi studenti
per questa testimonianza importante
e spero che, guidati dalla passione per il loro lavoro,
vorranno continuare a scrivere questa storia
di immaginazione -> creatività -> innovazione !

:)

p.s.
tutte le mappe degli studenti
le potete vedere qui

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante, ma noto che usate la scrittura Alto/basso anziché quella tutta maiuscola suggerita da Buzan.
(anche le mappe della Buzzacchino sono così e hanno anche altre varianti, tipo la frase lineare interrotta da un finto nodo che in realtà è un ricciolo della stessa linea)

Perché?

Stefano

roberta buzzacchino ha detto...

ciao stefano

interessante la tua osservazione...

effettivamente buzan suggerisce di scrivere a stampatello e durante i miei laboratori invito i miei allievi a seguire la regola

personalmente utilizzo le maiuscole per scrivere l'argomento centrale, i rami principali e cmq quando voglio dare maggiore enfasi ad un concetto

per il resto scrivo in minuscolo percè così riesco a dare un pò di "movimento" visivo alla mappa

cmq l'invito che buzan fa a tutti i mind mapper è quello di sviluppare uno stile personale che renda la mappa unica, irripetibile e ovviamente comprensibile (con buona pace delle maiuscole e minuscole ;)

per quanto riguarda i "riccioli"
non riesco a ricordare in quale mappa ho utilizzato questa "tecnica"

se me la indichi, forse riesco a dirti perchè l'ho fatto :)

ciao

r

Anonimo ha detto...

Ad esempio quella sull'evolutionary management:
http://4.bp.blogspot.com/_hgBgR-fUUL4/SWtYYnagYWI/AAAAAAAABt4/G8El1BuxQJc/s1600-h/1_master_evolutionary_managment_managerzen_rbuzzacchino.jpg

Stefano

roberta buzzacchino ha detto...

grazie ... ora ricordo !

i "riccioli" sono il prolungamento della spirale che parte dal centro con la quale volevo rappresentare il movimento, l'evoluzione, il cambiamento che è necessario perchè si realizzi "l'evolutionary management"

la frase invece è di federica ghetti, presidente di managerzen, che voleva sottolineare il carattere innovativo del programma formativo del master

spero di essere stata esauriente
e grazie per l'attenzione con la quale leggi il mie mappe :)

e tu utilizzi le mappe ?


ciao
r

Anonimo ha detto...

sì, le uso da quando ancora Buzan le chiamava "brain patterns".

Ho preparato un concorso di lavoro (vinto) studiando con le b.p.
Poi le ho usate poco per molti anni e da metà degli anni '90 le uso di più.

Non so quanto possano funzionare come strumento di comunicazione (di idee, progetti di lavoro, ecc.) ma sono ottime per prendere appunti e abbozzare le idee.
Per che le realizza sono uno strumento potente, anche per la memorizzazione.

Ciao
Stefano

roberta buzzacchino ha detto...

complimenti!

se hai dei suggerimenti, consigli per realizzare al meglio le mappe in base alla tua lunga esperienza di mind mapper il mio blog è aperto !!

grazie
r