28 novembre 2007

il futuro delle mappe

interessante articolo di gianandrea giacoma
sui possibili scenari di sviluppo
della rappresentazione della conoscenza tramite mappe


le mappe concettuali e e le mappe mentali
sono utili modi di rappresentare graficamente
saperi e conoscenze per facilitarne
la comprensione, l’analisi, la comunicazione e condivisione

gianandrea osserva giustamente che
non bisogna vedere una mappa mentale/concettuale
solo dal punto di vista materiale e pratico
ma anche da quello psicologico

(…) se per un attimo ci spostiamo all’interno del sistema psiche e osserviamo le mappe da questo punto di vista, la prima cosa che notiamo è che si tratta di una forma di memoria ausiliaria. Un supporto alla nostra capacità di riconoscimento, rievocazione, ecc.. Questo supporto ai nostri limiti di memoria serve a compiere analisi, valutazioni, controlli, feedback, soluzioni, problem solving con più efficacia in senso sia verticale che orizzontale.
Dal punto di vista interno al sistema psichico, una mappa mentale è una forma di “mente diffusa”. Voglio dire che le mappe mentali o concettuali sono strumenti che ricalcano la nostra organizzazione dei pensieri, ampliando la nostra capacità di memoria fissando i concetti graficamente in un insieme visibile nella sua totalità con un colpo d’occhio e potenziando la nostra possibilità di sintesi mediante l’uso di un linguaggio visivo.
Niente di nuovo sotto il cielo, già la scrittura è uno strumento che raccoglie, conserva e rende condivisibile gli “oggetti” della nostra mente; le mappe sfruttano la maggiore capacità di sintesi delle immagini e della grafica ricalcando l’economia organizzativa che la mente ha sviluppato nella sua evoluzione.(…)


gianandrea prosegue delineando
possibili scenari di sviluppo delle mappe
tra cui quello di una maggiore rappresentabilità
del fattore emotivo
che è alla base dell’organizzazione
della conoscenza, delle scelte e dei comportamenti

(…)Sottesa alla razionalità delle nostre strategie e analisi, c’è un campo di fattori emotivi che non sono sempre così espliciti e uno dei possibili obiettivi delle future mappe sarà proprio quello di fornirci una funzione di “specchio” del nostro modo di pensare e comportarci.(…)

personalmente credo, come gianandrea,
che una mappa mentale
possa aiutare ad esprimere la nostra emotività
troppo spesso sepolta dalla razionalità

recentemente in un corso sul mapping
cui ho partecipato come docente
presso un’importante azienda di ICT
ho avuto conferma di tutto ciò

ciascun partecipante al corso
ha sperimentato le mappe in contesti diversi
non solo quelli legati all’attività professionale
ma anche quelli relativi alla vita privata

è stato bello scopire che il mapping coinvolge le persone
dentro e fuori l’azienda
è un nuovo modo di pensare
per vedere la vita in tutta la sua complessità

per esempio Stefania ha raccontato
che per lei la cosa più importante
non è stato realizzare la mappa in se per sé, ma “mappare”

infatti, mentre preparava una mappa per il settore vendite,
si è trovata a riflettere sul “contenuto vero” del suo lavoro
e di come questo influisce sulla sua vita privata

per Grazia invece l’opportunità che l’azienda le ha dato
di conoscere il mapping è stato rilevante
perché ha potuto aggiungere
qualcosa di nuovo nel suo bagaglio di conoscenze

in particolare ha raccontato
di come ha trascorso un pomeriggio con sua figlia di 9 anni
e attraverso una mappa mentale ha conosciuto meglio
il suo mondo, i suoi interessi, i suoi sogni

se volete conoscere altre storie e applicazioni delle mappe mentali nella vita quotidiana vi consiglio di leggere come realizzare le mappe mentali, un testo breve e agile per chi vuole approcciare le mappe mentali in modo soft

la storia che a me è piaciuta di più è quella della "mappa sul frigorifero"
quando l’ho raccontata a mia sorella Francesca
lei ha subito provato una mappa per tenere a bada il manage familiare
(cioè i miei mitici nipoti carlo e paolo di 6 e 4 anni)

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